Stampa
Categoria: Cinema
Creato Lunedì, 17 Ottobre 2005

I giorni dell’abbandono, recensione di Luca Baroncini (n°66)

di R. Faenza

con M. Buy, L. Zingaretti

Una donna viene abbandonata, di colpo, dal marito."Ho un vuoto di senso", dice lui, e se ne va. All’incredulità subentra la rabbia, poi la curiosità di sapere chi glielo ha rubato, ma resta solo il dolore. Lei, infatti, è innamorata. È un percorso interessante quello della protagonista del film di Roberto Faenza, eccessivamente fischiato al Festival di Venezia, perché permette di entrare in contatto con l’intimità di una donna, con il suo sentire più profondo, nell’elaborazione del lutto di un amore.

"I giorni dell'abbandono", soprattutto nella prima parte, riesce a raccontare il disagio di una solitudine non voluta, per di più gravata da responsabilità nei confronti dei figli. Poi il film si arena in uno stallo da cui esce un po’ malconcio, con dialoghi letterari, eccessivi e ridondanti simbolismi (la bambina della favola, il ramarro, la barbona), cadute di stile (il fantasma del cane che a teatro attraversa il palco) e un’invadente voce fuori campo che appesantisce il finale.

A sostenere il lungometraggio l’interpretazione vigorosa di Margherita Buy, credibile e spontanea. A rovinare la presunta drammaticità di molte sequenze i due bambini, figli della coppia divisa, assolutamente stridenti nel loro pacioso atteggiarsi da spot pubblicitario.

Quanto alla sceneggiatura, indaga a fondo sui risvolti emotivi e psicologici, ma glissa su alcuni aspetti pratici (economici e legali) che, in genere, emergono quasi sempre a poca distanza dal dolore per l’abbandono. Una mancanza di concretezza, alimentata anche dalla solita ambientazione alto-borghese (una casa troppo grande per starci da sola), che crea un comprensibile senso di distacco. Così come suona strano l’isolamento della protagonista, che in quasi un anno incontra la madre solo per video-telefono e vede pochissime amiche. Una conseguenza forse possibile, ma poco credibile date le premesse, che contribuisce a compromettere il già sottile filo di empatia con il pubblico e a rendere il film un puzzle dai troppi pezzi mancanti.

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

I giorni dell’abbandono, recensione di Luca Baroncini (n°66) - Cenerentola Info
Joomla theme by hostgator coupons