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Categoria: Cinema
Creato Lunedì, 19 Settembre 2005

 La bestia nel cuore, recensione di Luca Baroncini (n°64)

di C. Comencini

con G. Mezzogiorno, A. Boni, S. Rocca, L. Lo Cascio, A. Finocchiaro, G. Battiston

Le ambizioni sono alte: "Raccontare un fondo oscuro di ognuno di noi, qualcosa che ci portiamo dentro fin da bambini, o forse anche da prima.

Un'origine comune della nostra affettività, dell'amore, di tutti i nostri legami, un'energia che fa parte della natura umana e che non ha connotazioni positive o negative, ma a cui dobbiamo dare un volto, una forma che possibilmente non faccia soffrire e ci renda felici". Parole di Cristina Comencini, che dal suo omonimo romanzo tratta un tema doloroso come l'incesto per far giungere la sua protagonista a una nuova consapevolezza. Purtroppo, però, il cammino è irto di difficoltà, soprattutto nell'utilizzo del mezzo cinematografico. Un po' non se ne può più di traumi infantili, tradimenti, amori omosessuali, come veicoli della coscienza di sé. A parte la banalità delle premesse, però, sono proprio gli sviluppi a non trovare coesione tra il registro quasi comico di alcuni momenti e quello drammaticissimo di altri. Da un parte c'è la protagonista in crisi (Giovanna Mezzogiorno, intensa ma non sempre spontanea) con un compagno solido ma non troppo (Alessio Boni, presenza fisica ma espressività limitata). Al di là dell'oceano, ad attenderla, c'è il fratello compagno di trauma (Luigi Lo Cascio, un po' spaesato). Per sdrammatizzare la cupezza incombente il contorno è ravvivato da una donna lasciata dal marito per una ventenne (Angela Finocchiaro, sempre simpatica) che trova consolazione nell'amore di una cieca (Stefania Rocca, nella sua peggiore interpretazione). Ecco, i siparietti tra le due, anche divertenti, non sfigurerebbero in una sit-com televisiva (tipo "Casa Finocchiaro") ma stridono totalmente con il tessuto tutt'altro che comico del film. Del resto la caricatura è dietro l'angolo. Anche Giuseppe Battiston trasforma in macchietta il regista televisivo con ambizioni d'autore. Non manca poi un'invettiva contro la brutta televisione che ammorba l'Italia. In questo senso la Comencini non si accorge però di fare autogol, perché, pur animata dalle migliori intenzioni, non prende troppa distanza, con il suo cinema, dai drammoni un po' triti che affollano il palinsesto televisivo.

 

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