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Categoria: Cinema
Creato Martedì, 10 Dicembre 2019

locandina Il Mistero di Henri PickIl mistero di Henri Pick, recensione di Luca Baroncini (n°228)

di Rémi Bezançon 

con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon

Nel cuore della Bretagna c’è un luogo molto particolare, la “Biblioteca dei libri rifiutati”, in cui sonnecchiano tra la polvere i testi che autori in cerca di consacrazione non hanno avuto la fortuna di vedere pubblicati. Proprio lì una ragazza che lavora come editor in una grande casa editrice parigina, quindi sempre alla ricerca di nuovi potenziali talenti, trova un manoscritto da cui viene immediatamente colpita. Si tratta di un racconto che narra la fine di una storia d’amore  in parallelo con l’agonia del drammaturgo russo Aleksandr Sergeevič Puškin.

A firmarlo è Henri Pick, morto da poco e gestore di una pizzeria locale. Il fatto è che nessuno conosceva la sua passione per la scrittura e i suoi familiari non lo hanno mai visto leggere, men che meno scrivere, un libro. Il romanzo, una volta pubblicato, diventa un caso editoriale di grande successo. Un famoso critico letterario, noto per le sue critiche acute e spesso sprezzanti, si lancia contro l’operazione sottintendendo l’impossibilità che Henri Pick possa essere davvero l’autore del libro. La sua irruenza gli procurerà molti problemi, anche personali, e per lui diventerà una missione scoprire la verità.

Quello che segue è un vero e proprio thriller letterario pieno di indagini, false piste e colpi di scena. 

Fabrice Luchini, abbonato a personaggi solo apparentemente respingenti, in realtà molto più ragionevoli di ciò che sembra, ha il perfetto phisique du role per immergerci in questo divertente racconto che si pone come un’investigazione molto originale priva sia di cadaveri che di assassini e dove il mistero è tutto nello scoprire chi è l’autore di un libro. 

La sceneggiatura è attenta alla caratterizzazione dei protagonisti, connotati all’insegna della sobrietà, e la regia non mostra particolare personalità ma indubbia professionalità nell’intrecciare i fili del racconto e assecondare le esigenze dei personaggi. 

Tra i fotogrammi a emergere sono l’amore per la letteratura e il suo potere evocativo, ma anche la critica nei confronti delle strategie di marketing che per vendere un libro lo devono per forza trasformare in un “caso”, infarcendolo di superlativi, ammantandolo di mistero e costruendoci intorno una “storia” spettacolare, quasi sempre inventata, che si suppone in grado di smuovere il pubblico dall’indifferenza. Un approccio, quello criticato con ironia dal film, del tutto sensazionalistico che rischia di perdere per strada l’arte e di imporre un’omologazione di stili e sguardi. 

Più interessante nell’indagine e nelle sue molte ramificazioni che nella risoluzione del “giallo”, la commedia scivola leggera, coinvolge nell’intrigo e stimola riflessioni non banali sull’approccio sia alla scrittura che alla lettura.  

 

 

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