Stampa
Categoria: Cinema
Creato Giovedì, 01 Marzo 2012

A Simple Life, recensione di Luca Baroncini (n°144)

di A. Hui 

con A. Lau,  D. Yip e T. Hark

 La Tucker Film è nata dalla sinergia tra il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine (organizzatore del Far East Film Festival) e l’associazione Cinemazero di Pordenone. Grazie a questa piccola società di distribuzione alcune opere significative, come “Departures”  di Takita Yojiro e “Poetry” di Lee Chang-dong, sono riuscite a intercettare un pubblico alla ricerca non solo di intrattenimento ma anche di soddisfazione intellettuale.

Discorso analogo per il commovente e sobrio “A Simple Life”, della veterana autrice e documentarista cinese Ann Hui, presentato al Festival di Venezia dove ha valso all’intensa protagonista, Deanie Ip, la Coppa Volpi come Migliore Attrice. E in effetti il film deve molto alla sua superba interpretazione nei panni dell’anziana Tao che, dopo 60 anni al servizio come “amah” (ossia “serva”) del giovane padroncino Roger, di cui si è sempre presa cura come fosse un figlio, si trova a entrare nella fase conclusiva della sua vita, purtroppo inficiata da problemi di salute.

Ispirata alla storia vera del produttore del film Roger Lee, l’opera tratta con delicatezza e pudore temi solitamente evitati come la peste: il disagio della malattia, la solitudine della vecchiaia, il grigio del destino. Il tutto filtrato da un punto di vista tipicamente orientale che vede nell’accettazione la saggia chiave per affrontare l’ineluttabile. Un approccio misurato e illuminante fatto di movimenti impercettibili del cuore, dove a dominare non sono le frasi ad effetto o la ricerca formale, ma la grazia del tocco. Una leggerezza in grado di rendere sopportabile una contingenza tanto naturale quanto dolorosa.

Se una cosa si può rimproverare al film è il fatto di semplificare un po’ troppo le problematiche messe in scena: il sentire dei personaggi è sincero, le scelte ricattatorie sono ridotte al minimo, la pacatezza dello stile evita derive sensazionalistiche, però è anche vero che tutti vorrebbero avere a che fare con una persona come la protagonista, che fa della discrezione e dello spirito di abnegazione la sua ragione di vita. Una donna solidale, generosa, mai di peso agli altri, lontana da egoismi, meschinità e vigliaccherie, sempre e solo di aiuto nei confronti del prossimo. Un personaggio a cui è impossibile non volere bene e che si fatica a immaginare nella realtà. Il risultato è quindi un film gentile ma parziale, un vero e proprio atto d’amore di chiara matrice autobiografica, più incline a cercare la consolazione della luce che a scavare nelle profondità del buio. Il che non è certo un male, ma sbilancia un po’ troppo il risultato verso gli aspetti edificanti.

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

A Simple Life, recensione di Luca Baroncini (n°144) - Cenerentola Info
Joomla theme by hostgator coupons