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Categoria: Cinema
Creato Sabato, 01 Luglio 2023

RapitoRapito, recensione di Luca Baroncini (n°265)

di Marco Bellocchio 

con Enea Sala, Leonardo Maltese,Paolo Pierobon, Barbara Ronchi, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni

La storia di Edgardo Mortara, che nel 1858 fu sottratto alla sua famiglia ebraica da emissari pontifici perché battezzato in gran segreto dalla sua tata quando era neonato e quindi obbligato a essere allevato come cattolico, è perfetta per le corde di Marco Bellocchio. Contiene infatti gli elementi della triade cara al regista piacentino: famiglia, potere, religione. Tematiche affrontate con il consueto sguardo laico che mostra la deriva della religione nelle interferenze che attua con l’esercizio del potere.

 Il punto di vista è quello del piccolo Edgardo, privato di colpo dei suoi affetti, cresciuto a pane e Sante Messe e alla fine ammaliato dalla lenta e costante manipolazione subita nel corso degli anni. Un lavaggio del cervello che finisce per plagiarlo rendendolo prigioniero del suo credo. La storia vera è sconvolgente, specchio di una religione che attraverso la Chiesa perde ogni appiglio spirituale per diventare mero atto di dominio e sottomissione. Una religione che divide anziché unire. 

Rispetto ad altri suoi film Bellocchio accorcia le distanze con la materia narrata che affronta di petto prediligendo un punto di vista emotivo. Parlare alla pancia lo rende forse meno raffinato, didascalico in alcuni passaggi, ma anche chiaro e diretto, senza filtri che non siano quelli del proprio personale sentire. Il Cristo liberato dalla croce dal piccolo Edgardo è immagine forte ed evocativa. Il montaggio alternato che mette in contrasto i riti della tradizione cattolica impartita a Edgardo con quelli israelitici della sua famiglia di origine si sposa perfettamente con la narrazione. 

Scelte forse più esplicative che sofisticate ma di indubbia efficacia e in grado di andare dritti al punto, perché comunicare il proprio pensiero sembra essere ciò che preme maggiormente al regista, in questo film più che altrove. 

La sinistra galleria di volti e voci messi in scena affascina e seduce, i quadri d’insieme hanno forza di impatto e paiono opere pittoriche in movimento, il grottesco fa capolino e perturba, le scene di azione stilizzate richiedono un po’ di condiscendenza (ma gliela si concede volentieri) e la lucidità dello sguardo si ammira per coerenza e incisività.

 

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