Teatro
Franz Kafka e il teatro, di Eugen Galasso
È chiaro che una personalità gigantesca della cultura mondiale come quella di Franz Kafka (1883-1924), praghese di origini ebraiche che scriveva in tedesco, dovesse ispirare, nel centenario della morte, tanti testi teatrali. Era già successo in passato, con le varie versioni teatrali e filmiche dei grandi romanzi “Il processo”, “Il castello”, il giovanile “America”, di molti racconti, come “Nella colonia penale”, “La metamorfosi”, ma anche delle “Lettere”, in particolare la famosa “Lettera al padre” e quelle a Milena.
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Digiunando davanti al mare, recensione di Eugen Galasso
Dedicato a Danilo Dolci
Produzione: Principio Attivo Teatro in collaborazione con Teatro la Ribalta
Drammaturgia: Francesco Niccolini Regia: Fabrizio Saccomanno Con: Giuseppe Semeraro
Danilo Dolci (1924-1997), poeta e sociologo, fu soprattutto esponente, con Aldo Capitini (che scrisse due libri su Dolci), di quell’approccio politico basato sulle azioni nonviolente che ottenne, in alcuni comuni della Sicilia, risultati come la disponibilità di acqua potabile, da sempre un obiettivo ambito.
Nato in un paese vicino a Trieste, da padre italiano e madre slovena, Dolci visse quasi sempre nella Sicilia occidentale - Trappeto e poi Partinico – impegnandosi, insieme ai cittadini più poveri, ai contadini, ai pescatori, agli operai, contro la mafia e la corruzione.
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Edmund Kean, genio e sregolatezza, recensione di Eugen Galasso
di Livia Castellana da “Kean, ou désordre et génie” di A. Dumas padre
spettacolo di Andrea Buscemi con Andrea Buscemi musiche di Niccolò Buscemi
“Si recita per mentire, per essere ciò che non si può essere, e se ne hanno le scatole piene di essere ciò che si è”: questa una delle fondamentali dichiarazioni dell’attore Edmond Kean (1787-1833) nel dramma di Dumas padre, che l’aveva visto recitare a Parigi. Kean fu uno dei più grandi interpreti shakespeariani, un formidabile artista “maledetto”, caratterialmente e per frequenti eccessi di etilismo, dove anche la situazione familiare (figlio illegittimo di un’attrice e di un architetto morto giovanissimo) aveva ovviamente giocato un ruolo importante.
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La bianca, la blu e la rossa, recensione di Eugen Galasso (n°272)
Realizzazione artistica, drammaturgia e interpretazione di Alice Bossi di Teatro Evento
regia di Monica Mattioli
produzione: Teatro Blu
L’interprete milanese Alice Bossi, laureata in Linguaggio dei media e con un notevole curriculum come mima e clownesse, propone uno spettacolo decisamente intelligente quanto pervaso da poesia.
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Il gatto con gli stivali, recensione di Eugen Galasso (n°269)
Produzione: Bottega Buffa CircoVacanti
Drammaturgia: Luciano Gottardi
Regia: Veronica Risatti
Interpreti: Laura Mirone, Veronica Zurlo, Veronica Risatti
Scenografia classica, con la contrapposizione tra scena agreste, per il figlio del mugnaio, e reggia, con la scena girevole. Le tre interpreti, donne, interpretano anche le due parti maschili (figlio del mugnaio e re, dove il gatto, anche se maschio, è un po’ “extra moenia”, come anche l’orco), rovesciando quanto accadeva nell’antichità, nel Medioevo, e ancora nell’epoca elisabettiana, quando erano gli attori maschi e ricoprire anche i ruoli femminili.
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Ali, recensione di Eugen Galasso (n°267)
di Antonio Viganò, Remo Rostagno, Gian Luigi Gherzi
Teatro La Ribalta in coproduzione con “le Grand Bleu” di Lille
regia, scenografia, luci e costumi: Antonio Viganò
coreografia di Julie Anne Stanzak
Interpreti: Jason De Majo e Michael Untertrifaller
Inserito nella rassegna “Corpi eretici” che viene proposta in vari teatri italiani ed europei, questo “Ali” ci narra la storia di un uomo disilluso, che ha dietro di sè (pare) una vicenda triste di un rapporto finito con una donna, e di un angelo caduto da un palo della luce che continua a ripetere che “vuole imparare”, ossia imparare a conoscere la vita umana, materiale, con le sue gioie e le sue - invero notevoli -sofferenze.
La solita zuppa, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°264)
da un racconto di Luciano Bianciardi, adattamento teatrale di Riccardo Rombi, testo, regia e interpretazione di Maria Cassi e Leonardo Brizzi
Luciano Bianciardi (1922- 1971), morto a quarantanove anni neppure compiuti a causa del suo etilismo, legato a una forte depressione, è personaggio originale della cultura italiana. Grossetano, laureato alla Normale di Pisa, già allievo di Guido Calogero, uno dei teorici del liberalsocialismo, iscritto al Partito d’azione (dopo lo scioglimento dello stesso mai più iscritto a partiti),
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Nel tempo che ci resta.
Elegia per Falcone e Borsellino, recensione di Eugen Galasso (n°263)
produzione: Campo Teatrale - Teatro dell’Elfo
testo e regia di César Brie
interpreti: César Brie (Tommaso Buscetta), Marco Colombo Bolla
(Paolo Borsellino), Elena D’Agnolo (Agnese Piraino Leto), Rossella Guidotti (Francesca Morvillo), Donato Nubile (Giovanni Falcone)
Nelle mani della sorte, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°259)
spettacolo di letture, musiche originali e proiezioni
produzione: Cooperativa Teatrale Prometeo
regia: Dario Spadon
interpreti: Francesca Camilla D’Amico e Dario Spadon
retroproiezioni: Ilaria Scarpa e Luca Telleschi
musiche originali di Tiziano Popoli
Prima Guerra Mondiale, che si vede sullo schermo retrostante con “immagini reali” e creazioni di luce, e si sente narrare dagli interpreti con testi (di Ardengo Soffici, Corrado Govoni, Carlo Emilio Gadda, Fausto Maria Martini e altri), canzoni (canta veramente bene Francesca Camilla D’Amico, oltre a saper recitare), musiche che sottolineano l’orrore della guerra.
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Bazin, recensione di Eugen Galasso (n°258)
Spettacolo di Giancarlo Sepe, autore e regista
Produzione: Teatro la Comunità
Interpreti: Giuseppe Arezzi, Marco Celli, Margherita Di Rauso, David Gallarello, Claudia Gambino, Francesca Patucchi, Federica Stefanelli, Guido Targetti e – nel ruolo di Bazin – Pino Tufillaro
Da sempre appassionato cultore di cinema, Giancarlo Sepe, figura storica del teatro di ricerca in Italia e in Europa, propone questo appassionante quanto (apparentemente) enigmatico “Bazin”; dove si parla del grande critico, storico e teorico del cinema André Bazin (1918-1958), che ha scritto testi fondamentali sulla teoria del cinema, oltre ad esprimersi come critico militante, fondando i Cahiers du cinéma, tuttora la rivista portante del cinema francese, nonostante la concorrenza di Positif.
Una ragazza come io, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°257)
Di Chiara Francini e Nicola Borghesi.
Regia di Nicola Borghesi.
Con Chiara Francini. Musiche originali dal vivo di Francesco Leineri, anche esecutore.
Chiara Francini, dottoressa in lettere, autrice di tre romanzi di indubbio successo, fiorentina, anzi di Campi Bisenzio, “ridente” cittadina della hinterland fiorentina, attrice affermata, ripercorre in questo spettacolo la sua vita.
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Forse che sì forse che no…recensione di Eugen Galasso (n°248)
Produzione: Teatro Blu
Testo e regia: Nicola Benussi
In scena: Nicola Benussi e Mirko Giocondo
Una premessa: niente a che vedere con l’omonimo romanzo di D’Annunzio (1910). Qui si tratta di un bambino, lungamente atteso da una coppia di genitori poveri, che dà una grande festa: ma il bambino, chiamato “Forse che sì forse che no” non ha un pelo in testa e ciò causa problemi al padre e alla madre, esclusi dal resto del paese, molto tradizionalista e non uso a “novità”
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Polvere d’oro, recensione di Eugen Galasso (n°247)
Testo teatrale, regia e interpretazione di Alessandra Podestà
con la violoncellista Lucia Suchanska
Residenza artistica del Teatro Prometeo
Tutto si svolge in uno scenario apocalittico, “orwelliano” (1984), conformemente alla frase attribuita ad Albert Einstein: “Se le api scomparissero dalla faccia della terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Frase che, probabilmente, il grande scienziato non ha mai pronunciato, mentre è vero quello che ha scritto Maurice Maeterlinck, in “La vie des abeilles”(La vita delle api): “Si stima che più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero”.
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La mafia, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°244)
di Luigi Sturzo
Giovani della Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico” e Fondazione Teatro della Toscana
regia: Piero Maccarinelli
Partendo da una riduzione del testo di Don Luigi Sturzo (1871-1959), fondatore del Partito Popolare Italiano da cui nascerà la Democrazia Cristiana, che prevedeva cinque atti, “La mafia” parte da un caso reale, ossia l’omicidio avvenuto nel 1893 di Emanuele Notarbartolo, direttore di banca, già sindaco di Palermo. Di questo si scoprì quale mandante l’onorevole Raffaele Palizzolo, per cui tutto il processo subì intralci e ostacoli per finire con la condanna di Palizzolo, legato alla mafia, in primo grado, e poi la sua assoluzione in appello.
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