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Categoria: Cinema
Creato Sabato, 27 Maggio 2023

Il sol dell'avvenirell sol dell’avvenire, recensione di Luca Baroncini (n°264)

di Nanni Moretti con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova,  Mathieu Amalric

Nel nuovo film di Nanni Moretti ci sono tutte le ossessioni, il disincanto, i cliché del suo cinema, il suo repertorio di tic e manie, riproposti a volte in modo efficace e pungente, altri con esiti più incerti, meno scorrevoli delle intenzioni

Ma, allora, perché il film arriva a conquistare? È solo la condivisione di un punto di vista politico, l’amore per il cinema che trasuda da ogni dialogo e fotogramma, la stima per il personaggio? È solo perché “Nanni è così, o si ama o si odia”? No, non si tratta solo di questo. 

Il film conquista perché espone con personalità un punto di vista con cui, che si sia d’accordo o meno, è interessante, anche importante, confrontarsi. La differenza è ancora una volta nel come, e ne “Il sol dell’avvenire”, succo di Nanni al cento per cento, il punto di vista è sincero, accorato, disilluso, personale e diretto. Nanni Moretti non recita un ruolo o, meglio, recita il ruolo che gli viene meglio: se stesso. Non c’è nulla di particolarmente originale nel suo modo di proporsi (anche il “e se fosse andata diversamente?” finale arriva dritto dritto da “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino), ma c’è amore per ciò che si fa, anche per ciò che si è (l’autostima non manca, ma non è mai mancata), e quell’amore si rivela contagioso. 

Il film vive di singoli momenti, di piani differenti che si intersecano, dal film nel film (ambientato nel 1956 quando l’intervento armato sovietico in Ungheria pose il Partito Comunista Italiano in una posizione scomoda), al regista che quel film lo prova a girare facendo i conti nel contempo con i propri affetti. Si parla molto di cinema, di come lo si fa, dei valori che si veicolano, si citano film e registi (bellissimo il raccordo relativo a Kieslowski, meno quello ambientato in piscina che rievoca “Un uomo a nudo” con Burt Lancaster), si disserta a lungo sulla violenza al cinema, si irride con pungente ironia Netflix (sequenza spassosissima). Non è un film ottimista, come da più parti si legge, ma un’opera intrisa di malinconia e consapevolezza, di delusione, ma anche tesa a non piangersi addosso. A darci speranze c’è sempre il sogno che per Nanni Moretti è circoscritto nei confini di un grande schermo. 

Un valore aggiunto vedere il film con la presentazione dello stesso regista e attore, impegnato in un tour promozionale che lo ha visto presente nelle sale di varie città. Il piacere di ascoltarlo mentre pondera le parole, racconta la genesi del film, bacchetta l’ipocrisia di chi ha ostentato amore per il cinema facendo  poi  uscire  il suo  film direttamente in streaming, rimprovera chi filma (“Non voglio essere diffuso, sono qui solo per parlare a voi 238 spettatori del cinema Bellinzona!”, “La smette per favore? Mi sta perforando la cornea!”), rende l’appuntamento al cinema imprescindibile e ancora più emozionante.

 

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