Plan 75, recensione di Luca Baroncini (n°263)
di Chie Hayakawa
con Chieko Baisho, Hayato Isomura, Stefanie Arianne
La fantascienza nel salotto di casa. Non c’è infatti bisogno di grandi effetti speciali e di chissà quali scenari per generare un futuro distopico al cinema. Ne è una chiara dimostrazione l’interessante opera prima di Chie Hayakawa che ipotizza un futuro prossimo in Giappone dove, per risolvere il problema di una popolazione sempre più vecchia, il governo istituisce il “Plan 75”, un provvedimento che offre supporto logistico ed economico agli anziani che decidono di sottoporsi a eutanasia. Unico requisito richiesto: avere compiuto 75 anni.
Lo slogan recita “gli esseri umani non possono scegliere la propria nascita, ma è una buona idea scegliere la propria morte”. Sono previste anche opzioni di gruppo e pacchetti Deluxe.
Il film passa dal macro al micro incrociando il destino di tre differenti personaggi: una donna anziana e sempre più sola, un uomo che ha il compito di propagandare l’iniziativa e un’immigrata filippina che lavora nella struttura dove si pone fine alla vita dei volontari. La regista sceglie un approccio minimalista, privo di enfasi e retorica, per affrontare con piglio personale uno dei più grandi problemi della contemporaneità: l’invecchiamento globale della popolazione, dovuto al miglioramento delle aspettative di vita e al declino significativo della fecondità. Un problema più che mai attuale in Asia orientale e sud-orientale, dove risiede il maggior numero di anziani del mondo, ma molto sentito anche in altri paesi, Italia inclusa.
Il film è ambientato in Giappone, dove il culto del sacrificio perpetuato dai samurai è sempre vivo e in cui le aspettative di una vita più lunga sono disattese da una qualità non sempre garantita. Con una politica improntata principalmente all’efficienza non c’è spazio per la compassione e l’improduttività. La morte fisica diventa quindi conseguenza di una morte sociale a cui nessuna legge pare davvero interessata e a risentirne maggiormente sono i più disagiati. Non è quindi casuale che il film mostri come si cerchi di perorare la causa del nuovo piano facendo leva soprattutto sull’insoddisfazione di chi fatica a campare e potrebbe essere allettato dalla ricompensa economica prevista.
Con sobrietà e rigore formale la regista stimola il confronto evitando di indugiare sul sentimentalismo, forte dell’impatto di un tema devastante già di suo. L’opera è stata presentata al festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard” ed è stata scelta per rappresentare il Giappone agli Oscar 2023, senza però rientrare nella cinquina finale.