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Categoria: Storia e personaggi
Creato Lunedì, 01 Agosto 2005

Il militante e l’utopia, 10 anni fa moriva Alex Langer, di Eugen Galasso (n°62)

Una figura emblematica della sinistra è sicuramente quella di Alex Langer: da sempre "pontiere" tra culture (Vipitinese, quindi del Nord dell'Alto Adige / Suedtirol , studiò a Firenze, insegnò per anni a Roma, lavorò a Lotta continua come giornalista), come parlamentare europeo dei Verdi si impegnò fortemente per evitare l'orrore jugoslavo (post-jugoslavo), anche se, cosa sconcertante per molti, appoggiò l'intervento in Bosnia.

Iniziando da posizioni di cattolicesimo di sinistra (lui, di origini ebraiche, è da sottolineare), approdò poi a "Lotta continua", infine ai Verdi - passando, prima, per la lista "Neue Linke-Nuova sinistra", nata in collaborazione con il Partito Radicale (ma "radicale" nel senso pannelliano del termine Langer non fu mai, come tenne a ribadire in tante espressioni).

Dai tempi della rivista "Die Bruecke" (il ponte), ebbe sempre presente l'orizzonte utopico o quanto meno la tensione ideale verso l'utopia, che è/può essere "concreta", sa mordere sulla storia, sa guardare sempre oltre, senza rinunciare ad agire nel qui ed ora.

Langer era capace di fare discorsi teorici-generali, mai vuoti peraltro, poi però di "sporcarsi le mani", senza alcun problema, sempre che questo sporcarsi gli desse l'impressione di servire a qualcosa, magari (appunto) a cercare di realizzare quell'utopia altrimenti così lontana -confinata nella stratosfera...

Se certi testi di Langer (quelli degli anni 1960-1980, per intenderci) ci sembrano troppo confinati in un'ottica marxista (ma Langer, comunque, già a fine anni Settanta - inizio anni Ottanta, si muove in orizzonti più ampi), c'è il Langer dello "scarto", quello della "crisi", anche interiore, che lo portò al suicidio dieci anni fa (le ipotesi, ventilate fino al 1997 su un presunto omicidio ad opera dei Servizi Segreti non sono credibili, anche se tuttora non appaiono chiare le circostanze del fatto).

Langer intravide, anche tra molti errori suoi (l'accettazione della guerra in Bosnia-Erzegovina ritengo fosse assurda da motivare, ma anche foriera di tutte le sciagure attuali), che bisognava muoversi in un'ottica altra, ma poi la realizzazione di ciò spesso "gli scoppiò in mano". La consueta divaricazione tra utopia e realtà / azione politica "di piccolo calibro", se volete.

Ma proprio per questo Langer è emblema: in quest'ottica, al di là delle specifiche condizioni socio-politiche, delle singole scelte.

Bibliografia: A. Langer, Vie di pace, Trento, Arcobaleno, 1992; A. Langer, La scelta della convivenza, Roma, ediz. e/o, 1995; A. Langer, Il viaggiatore leggero, Palermo, Selllerio, 1996; R. Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite in Alex Langer, Molfetta, La meridiana, 2000 (i "libri" di Langer sono tutti raccolte di scritti vari, saggi, articoli, discorsi, quindi scritti "ad hoc"; il volume di Dall'Olio, pregevolissimo, è forse troppo scritto "en philosophe", quindi non sempre chiarissimo; inoltre tende troppo a ricondurre Langer a Heidegger e Lévinas, che credo Langer non amasse né conoscesse molto).

 

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