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Categoria: Cinema
Creato Martedì, 10 Novembre 2020

Locandina del film HarrietHarriet, recensione di Luca Baroncini  (n°237)

di Kasi Lemmons 

con Cynthia Erivo, Joe Alwyn,  Leslie Odom Jr.

In Italia il nome Harriet Tubman non dice molto, ma in America è un punto di riferimento per l’affermazione dei diritti degli afroamericani. Ha infatti combattuto, come fervente attivista nella seconda metà dell’Ottocento, per l’abolizione della schiavitù, il suffragio universale femminile ed è stata anche una spia al servizio dell’Unione durante la Guerra di Secessione. 

Tematiche con un evidente riverbero nel presente, in cui inclusione e diritti civili sono di bruciante attualità, quindi perfette per un’opera che ha cercato di farsi strada nella stagione americana dei premi.

Il film di Kasi Lemmons si focalizza su un particolare momento della vita di Harriet, quando decide di fuggire dalla fattoria del Maryland, in cui è tenuta schiava, per diventare una donna libera. La nuova condizione, la voglia di ricongiungersi con la sua famiglia, la determinazione e il forte carisma, la faranno diventare un punto di riferimento nella Underground Railroad, organizzazione abolizionista di Philadelphia.

Se la storia ha il pregio di dare risalto a un personaggio storico facendolo uscire dai confini americani, la messa in scena non osa granché e si affida a una scansione del racconto molto tradizionale attraverso immagini convenzionali. Tutto è da copione nella visione della Lemmons, bene e male sono facilmente riconoscibili e non messi in discussione e l’assenza di dubbi impedisce un coinvolgimento emotivo, perché non si teme davvero mai per la sorte della protagonista, eroina senza macchia e senza paura guidata dai suoi ideali e dalle visioni mistiche (per cui fu soprannominata Mosè) che la aiutano a evitare i pericoli e a superare con successo ogni difficoltà. 

La carne al fuoco potrebbe quindi essere tanta, ma sceneggiatura e regia si limitano a illustrare la vicenda senza scalfire l’icona e non dando risalto alle ombre che potrebbero infondere verità alla cartolina. Se l’intento didattico quindi è raggiunto, l’agiografia non si scampa e il cinema sonnecchia. 

Un valore aggiunto è dato dall’interpretazione della britannica Cynthia Erivo, per la sua prova candidata all’Oscar come Migliore Attrice Protagonista, e dalla colonna sonora che si tinge di gospel ma imprime personalità solo nei titoli di coda, con la meravigliosa “Stand Up”, anch’essa candidata all’Oscar.

Il film è stato un discreto successo solo negli Stati Uniti. In Italia non è uscito nelle sale e ha avuto una distribuzione prima sulle piattaforme streaming e poi in dvd grazie a Universal.

 

 

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