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Categoria: Cinema
Creato Martedì, 01 Novembre 2016

PIUMA-conferenza stampaPiuma, recensione di Luca Baroncini (n°195)

di Roan Johnson

con Blu Yoshimi, Luigi Fedele, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella, Brando Pacitto

Guardando “Piuma”, opera terza dell’apprezzato Roan Johnson dopo ”I primi della lista” e “Fino a qui tutto bene”, ci si trova davanti a un bivio: credere ai personaggi, alla spontaneità dei loro gesti, a un’irresponsabilità molto costruita, a una romanità a tratti debordante, a un “lascia che sia” all’amatriciana che sembra figlio di una certa idea di commedia all’italiana (leggi Paolo Virzì) che più che raccontare la vita vera fatta di carne e sangue la celebra con brio, oppure trincerarsi dietro a un muro di insofferenza con su scritto “mai e poi mai”.

Il film aiuta nella scelta, perché i personaggi sono amabili, le situazioni brillanti, e la leggerezza si barcamena con equilibrio tra dramma e sorrisi. Il merito è di una sceneggiatura, dello stesso Johnson, incentrata su una gravidanza inaspettata che coinvolge due adolescenti e le rispettive famiglie, in grado di conciliare il diverso sentire dei personaggi e di dare risalto ai conflitti in essere. La regia cerca la poesia in alcuni momenti onirici (i due ragazzi che nuotano sopra Roma o entrano nell’ecografia, la fiaba delle paperelle gialle, invero un po’ insistita) e nella registrazione dei pensieri del protagonista su un file audio, e dà ampio spazio agli attori attraverso lunghi “piani sequenza” (sequenze senza stacchi di montaggio) capaci di valorizzare i dialoghi, punto di forza del film.

Il rischio macchietta è arginato dalla bravura degli interpreti, che anche quando eccedono lo fanno con simpatia e senza prevaricare i personaggi. Quello che manca al film è un po’ di coraggio. In fondo ciò a cui assistiamo è un inno alla famiglia costi quel che costi, dove tutti i drammi e le paure vengono annullati in nome di un “volemose bene” i cui lati oscuri evaporano nei momenti comici e il fancazzismo viene più celebrato che sviscerato. È però anche vero che il film non ambisce a diventare un ritratto generazionale, quanto a costruire una commedia piacevole e divertente inserita in un contesto contemporaneo. Obiettivo che centra in pieno. Forse eccessivo l’inserimento in concorso al festival di Venezia, terreno sempre insidioso per le opere italiane, se poi commedie addirittura minato, ma davvero irritante il grido “Vergogna!” con cui alcuni giornalisti lo hanno distrutto al termine della proiezione per la stampa.