In una delle province più povere d’Italia si fabbricano le bombe che colpiscono i più poveri del mondo arabo, Dora Palumbo (n°220)
Domusnovas, è un Comune dell’antica regione del Sulcis-Iglesiente situato nella parte sud-occidentale della Sardegna. Un tempo, la sua economia si basava soprattutto sull’industria mineraria, cominciata a metà del XIX secolo e conclusasi dopo un centinaio di anni, quando entrò in crisi a causa della diminuzione del prezzo dei metalli e dell’aumento del costo dell’estrazione.
Le miniere furono poi sostituite dall’industria chimica e da quella metallurgica che declinarono negli anni ‘90 per effetto dei fallimenti e delle delocalizzazioni. La grande disoccupazione e la crisi economica del 2007 hanno contribuito a rendere la provincia una delle più povere d’Italia. In questo contesto si inserisce la fabbrica RWM che, con sede principale a Ghedi nel bresciano, nel 2001 trasferisce a Domusnovas la produzione militare.
La RWM, appartenente al colosso tedesco Rheinmetall, è oggi una delle maggiori industrie belliche italiane. Gran parte della produzione è destinata all’Arabia Saudita ed usata anche in territorio yemenita dove, quotidianamente, continuano a morire, nell’indifferenza generale, centinaia di migliaia di bambini e di civili, per fame, sete e bombardamenti.
La guerra in Yemen è cominciata la notte tra il 25 e il 26 marzo del 2015, quando l’Arabia saudita, con il sostegno di altri otto paesi arabi, bombardò le postazioni degli sciiti Houthi, asserragliati nella parte sud. Oggi la situazione dei civili è disperata in seguito ad anni di instabilità e di guerra. Già prima del conflitto lo Yemen era lo stato più povero del mondo arabo; oggi, oltre ai raid, si verificano le difficoltà legate alla perdita del lavoro, alla scarsità di viveri, acqua ed elettricità. Con l’embargo imposto dall’Arabia saudita, in Yemen non arrivano neanche i medicinali. Ci troviamo di fronte ad una crisi umanitaria definita tra le più catastrofiche degli ultimi anni. La risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018 ha affermato che: «il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e, di queste, oltre otto milioni versano in uno stato di grave insicurezza alimentare e rischiano di morire di fame». Si è aggiunta anche un’epidemia di colera. L’organizzazione mondiale della sanità ad ottobre 2018 segnala che sono state contagiate oltre 15mila persone, con 196 morti accertati.
Le bombe della coalizione colpiscono non solo obiettivi militari ma anche ospedali, scuole, mamme e bambini.
La Relazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dell’ 8 agosto 2018 ha concluso che «vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra» e che «le forze di entrambe le parti del conflitto sono state accusate di aver utilizzato armi pesanti in zone edificate e densamente abitate, attaccando anche ospedali e altre strutture non militari».
Grazie anche alla guerra in Yemen, la RWM, nel 2018, ha chiesto ed ottenuto l’autorizzazione alla creazione di nuovi reparti produttivi che le permetteranno di accrescere la produzione passando da circa 5.000 bombe d’aereo all’anno a 15.000 ordigni dotati di cariche esplosive ad alto potenziale.
Il Sindaco di Domusnovas difende la fabbrica; le sue parole rilasciate alla stampa, in merito all’istanza di ampliamento della RWM e alla richiesta di creare un’area per testare gli esplosivi, mostrano quanto gli stiano a cuore i problemi etici e ambientali del territorio che amministra: «Se il progetto è nella norma per me la fabbrica può andare avanti, la cosa importante sono i posti di lavoro da tutelare. Se la fabbrica non fosse a Domusnovas - ha spiegato - sarebbe sicuramente in altro posto e fabbricherebbe bombe comunque. Sono contro la guerra, non sono contro la riconversione, ma al momento in questo territorio se mancano i posti di lavoro, manca tutto. Se chiude la fabbrica si andrebbe ad alimentare il serbatoio dei servizi sociali»
Non è accettabile che i lavoratori si debbano trovare costretti a lavorare in industrie i cui prodotti interferiscono negativamente sulla vita di altre persone o sull’ambiente oppure ad essere condannati alla disoccupazione. Ad Iglesias, contro questo ricatto, si è costituito il “Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile” composto da oltre venti aggregazioni locali, nazionali ed internazionali con l’intento di promuovere la riconversione al civile.
I Comuni italiani stanno accogliendo la richiesta di supporto del Comitato Riconversione RWM e, per dare visibilità a questa grave vicenda, stanno approvando mozioni che condannano la guerra in Yemen e richiedono allo Stato italiano di dare attuazione alla legge 185/90 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra o che violano i diritti umani o le convenzioni internazionali, tenendo anche conto delle specifiche disposizioni e obblighi in materia di riconversione delle fabbriche di armi e del Trattato Internazionale sul Commercio di Armamenti.
Il primo è stato il Comune di Assisi, seguito da Cagliari e da Bologna (dove la mozione è stata promossa in consiglio dal g. m. “Nessuno resti indietro”). Speriamo sia utile per porre l’attenzione su questa tristissima vicenda!