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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 14 Maggio 2023

Locandina mafioso-filmA proposito di mafie e politica, Luciano Nicolini (n°263)

Nicola Gratteri è un magistrato che non gode certamente della mia simpatia, ma ciò che ha dichiarato recentemente rispetto alle mafie mi sembra meriti di essere preso in seria considerazione. 

Anche da chi non la pensa come lui.

«Finiamola di misurare la presenza delle mafie in base al numero dei morti o delle automobili bruciate», ha detto nel corso di un convegno tenutosi recentemente a Marsala. «La verità è un’altra: la mafia sul territorio dà risposte che la politica non riesce più a dare. E allora c’è bisogno del ritorno di una politica forte e autorevole, che non faccia discorsi da qui a domani, che non trascorra le giornate a twittare e a retwittare, ma che faccia progetti di lungo respiro da qui a venti anni, che programmi il futuro di una nazione. 

Solo in questo modo possiamo arginare le mafie, altrimenti continueremo solo a parlarci addosso».

Cracolici si è fermato a metà

Inoltre, commentando il precedente intervento di Antonello Cracolici, deputato del Partito Democratico presso l’Assemblea Regionale Siciliana, ha aggiunto: «L’onorevole prima ha detto una cosa giusta, però si è fermato a metà. Ha detto che le mafie sono forti perché vivono del consenso popolare. È vero, però io domando alla politica: perché la mafia ha consenso? Perché la politica è assente sul territorio e la mafia dà risposte che la politica non riesce a fornire. Questo succede perché dopo la Prima Repubblica la politica è più debole. Sicuramente è una politica diversa con una struttura molto più snella e dotata di meno apparati, ma dal punto di vista sostanziale sul territorio la politica è debolissima». 

Le mafie danno risposte

«Le mafie sono forti e hanno consenso perché il mafioso risponde in 48 ore a una tua richiesta su una lite per un confine tra terreni, così come ti risponde in 48 ore per l’occupazione di un immobile. Il sistema giudiziario invece non riesce a dare queste risposte perché è farraginoso e non funziona. E soprattutto perché i governi che si sono succeduti non hanno voluto investire nella giustizia, né tantomeno nella istruzione. La politica, cioè il legislatore, è la maggiore responsabile. Io vedo sempre la politica presente mediamente sul territorio quei quattro o cinque mesi prima delle elezioni, poi non riesco a vedere più un politico per strada a parlare con la gente o a rispondere ai suoi bisogni. E invece il capomafia è presente sul territorio 365 giorni l’anno: dà risposte, anche da latitante. Il potere mafioso dà risposte sicuramente drogate, viziate e clientelari, ma dà risposte. (…)

Un parlamentare, dal punto di vista sostanziale, non riesce a fare nulla: va in parlamento e schiaccia un bottone a seconda di quello che gli dice il capogruppo di partito. E cosa fa invece nel suo bacino elettorale?  Niente, perché non ha la forza. La politica invece deve tornare a essere forte e autorevole, deve dare risposte, deve essere efficiente, deve creare norme che servono a far funzionare il sistema giudiziario e la scuola. Ecco perché nel corso di questi decenni le mafie sono avanzate».

Di quale politica (e di quale stato) stiamo parlando?

Mi sembra evidente che quando Gratteri parla della “politica” si riferisce allo stato o, meglio, a uno stato teorico che, sempre teoricamente, dovrebbe essere altra cosa dalle mafie. Noi sappiamo invece che stato e mafie si compenetrano e che lo stato, almeno in prima approssimazione, è lo strumento di cui le classi dominanti si servono per perpetuare il loro potere sulle classi subalterne.

Cioè, in prima approssimazione, qualcosa di non molto diverso dalla mafia.

Ma se per “politica” intendiamo invece le organizzazioni della società civile, il discorso di Gratteri resta valido. I cittadini hanno dei bisogni: salute, sicurezza economica, libertà, assistenza. Se per accedere alle cure ospedaliere occorre una raccomandazione (come spesso accade in Italia) si rivolgono a chi la può fornire; se non arrivano a fine mese e le mafie, che (come ha ricordato Gratteri) ricavano milioni di euro dallo spaccio di droga, forniscono loro un po’ di denaro, le sostengono; se lo stato proibisce persino di uscire di casa (come è accaduto recentemente) non riescono a vedere la tirannia dei mafiosi come particolarmente insopportabile.

Il ruolo della sinistra 

Ai tempi della “prima repubblica” la sinistra, sia pure in modo contraddittorio, ai bisogni dei cittadini cercava di offrire risposte: rafforzando quei sevizi che costituiscono il cosiddetto “stato sociale”, contrastando l’autoritarismo dei poteri tradizionali, sviluppando cooperative e mutue.

Oggi, invece, per usare le parole di Gratteri, “twitta e retwitta”.

Intendiamoci, sono il primo a sostenere che la comunicazione è fondamentale: non a caso da oltre vent’anni sono impegnato in un’impresa come la pubblicazione di Cenerentola, che è nata proprio per dare visibilità alle proposte e alle realizzazioni della sinistra libertaria. Ma alla comunicazione si deve affiancare una presenza continua sul territorio finalizzata a trasformare, a partire dai bisogni dei cittadini, l’esistente.

 

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